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      ... L'imperatore dei francesi se ne va; vada pure. Ma io e voi, signor Kossuth, noi restiamo, e noi due faremo cị che l'imperatore dei francesi non ha osato. Parbleu! noi non ci arresteremo a mezza strada.
      Cavour non vaneggiava. Parlando in tal guisa egli, forse senza saperlo, si faceva interprete del sentimento nazionale di tutt'Italia.
      Le Annessioni.
      Gli italiani, che in troppo piccol numero avevano risposto all'appello di Napoleone III, siate oggi tutti soldati, gli dimostrarono peṛ, opponendosi alla restaurazione dei principi spodestati dei quattro Stati dell'Italia centrale, che liberi cittadini d'una grande nazione volevano esserlo a qualunque costo.
      La condotta delle popolazioni di Piacenza, di Parma, di Modena e della Toscana, per non ricadere sotto il dominio dei principi che, abbandonando i loro Stati all'avvicinarsi della guerra, erano andati a rifugiarsi nel campo austriaco; di quelle di Bologna e di Romagna, per non ritornare sotto il governo del papa, fu mirabile di senno, di tenacità e di concordia nel fine, fra popolo e dirigenti.
      L'Italia ebbe allora la fortuna di avere a reggittori nei quattro Stati dell'Italia centrale due uomini di raro valore, Ricasoli e Farini, i quali all'autorità morale, al grande amore di patria, al saper commisurare i mezzi al fine, aggiungevano una grande energia di carattere.
      Ma essi furono anche meravigliosamente secondati dal senno delle popolazioni, che diedero prova in tutto quel tempo di una maturità politica, che sconcerṭ tutti i calcoli della diplomazia, in gran parte ostile.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume secondo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1904 pagine 328

   





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