La minaccia contenuta nei patti di Villafranca d'una imposizione delle espulse signorie, fece cessare ad un tratto i contrasti politici, e l'idea unitaria, che quei patti escludevano, divenne il punto a cui dovevano convergere i loro sforzi tutti i partiti, lo scopo da raggiungere a qualunque costo. In quest'opera patriottica i repubblicani furono i primi a far atto di abnegazione e di concordia.
Unica cagione per essi di malcontento e di agitazione contro i governanti del tempo, fu il timore che questi non portassero nella difesa dell'idea unitaria tutta l'energia e la fede da cui si sentivano essi medesimi animati.
In Toscana il partito di coloro ch'erano avversi all'annessione incondizionata al Piemonte non erano pochi, tant'č vero che il governo provvisorio all'atto che conferiva al re Vittorio Emanuele la dittatura durante la guerra, aveva apposta la condizione che la Toscana avrebbe conservata «l'autonomia ed una amministrazione indipendente».
Questa riserva non era piaciuta a Cavour che, come i suoi partigiani, non concepiva l'idea dell'unitą d'Italia, se non come un ingrandimento del Piemonte.
Ora accadde che, per resistere alle opposizioni della diplomazia e alle pressioni del governo imperiale di Francia, contrarie all'unificazione, nessuno nč in Toscana, nč altrove, parlņ pił di autonomia e di amministrazione indipendente; e questo fu un gran danno per l'Italia.
A Firenze l'annuncio dei preliminari di pace di Villafranca, che lasciavano il Veneto all'Austria e rimettevano la Toscana sotto il dominio della dinastia lorenese, produsse un'irritazione immensa.
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