Poco tempo dopo il governo toscano aveva preparato il decreto, che proclamava l'annessione al Piemonte. Sull'insistenza del governo di Rattazzi, che seguiva una politica alquanto riguardosa verso la Francia, il decreto non fu pubblicato.
Allora si fecero imponenti dimostrazioni in pro dell'annessione. Una petizione che la dichiarava «volontà dei toscani», fu coperta in breve tempo di dieci mila firme.
Il municipio di Firenze, seguìto da tutti i municipi toscani, uno solo eccettuato, fecero eguali dichiarazioni.
Seguirono fatti più importanti.
Il 15 agosto Ricasoli per la Toscana, Pepoli per le Legazioni e la Romagna, Farini per Modena e Parma pattuirono una Lega per la difesa dell'Italia Centrale.
Dell'esercito, ch'era la continuazione di quello piemontese, perchè ad ogni corpo era stato dato un numero progressivo in relazione a quello corrispondente dell'esercito sardo, fu dato il comando al generale Fanti, e quello delle truppe modenesi e toscane a Garibaldi.
Era in vista il Congresso, che doveva riunirsi a Zurigo, fra i rappresentanti della Francia, dell'Austria e del Piemonte, per stabilire con un trattato le condizioni di pace sulle basi dei preliminari di Villafranca.
Per dimostrare la irrealizzazione di quei preliminari nella parte riguardante la Toscana, Ricasoli convocò l'Assemblea dei rappresentanti del popolo toscano, la quale si riunì nello storico Palazzo Vecchio.
Nell'inaugurarla, a dì 11 agosto, Ricasoli tenne un discorso elevatissimo in senso unitario. «Ricordiamoci che mentre in quest'aula, muta da tre secoli, trattiamo di cose toscane, il nostro pensiero deve mirare all'Italia.
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