.. Il municipio senza la nazione sarebbe oggi un nonsenso».
L'Assemblea votò unanime il 16 di agosto l'esclusione della dinastia austro-lorenese dal trono toscano; e ai 20 di agosto l'unione della Toscana al Piemonte.
Queste deliberazioni furono comunicate ai governi di Francia, Inghilterra, Russia e Prussia, con queste parole: «Tutti, popolo, assemblea, governo abbiamo fatto il nostro dovere».
Le risposte di Napoleone furono ambigue; mentre dal governo inglese, che s'era fatto, nell'interesse dell'Italia, caldo sostenitore del principio del «non intervento», i delegati toscani ebbero parole di incoraggiamento; badasse, il governo di Firenze, a dimostrare - fu il consiglio - col mantenimento dell'ordine pubblico, che le popolazioni toscane erano mature alla libertà, e i loro voti avrebbero finito per trionfare.
Vittorio Emanuele, alla Deputazione recatasi a Torino il 3 settembre, a presentargli i voti dell'Assemblea toscana, disse che li accoglieva con grato animo, che li avrebbe propugnati presso le potenze d'Europa, e conchiuse raccomandando «la perseveranza, che vince le più ardue prove ed assicura il trionfo delle giuste imprese.»
Dichiarazioni poco diverse fece pochi dì dopo alla Deputazione che gli presentò i plebisciti di Parma e di Modena.
Alla Deputazione che gli presentò il 24 settembre in Monza il voto unanime dell'Assemblea dei romagnoli per l'annessione, Vittorio Emanuele, fatta la promessa di propugnarla presso i potentati d'Europa, conchiuse dicendo: «L'Europa sentirà che è comune dovere, come è comune interesse, di chiudere l'êra dei rivolgimenti italiani, procurando soddisfazione ai legittimi voti dei popoli».
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