Cavour rispose che la cessione di Nizza non era un fatto isolato, ma collegavasi agli avvenimenti che avevano condotto alla liberazione di Milano, di Parma, di Modena, di Bologna e di Firenze; rinunciando (diceva Cavour) a queste conquiste, si poteva conservare Nizza all'Italia.
La Camera, sentendo che non potevasi più distruggere ciò che i due governi avevano già conchiuso, votò il trattato.
Il plebiscito di Nizza diede 24,528 voti per l'annessione e 160 contrari.
Nella Savoia furono 235 i contrari e 130,533 i favorevoli.
Garibaldi si era ritirato, disgustato e indignato, a Genova, dove di lì a non molto il grido degli insorti di Palermo doveva chiamarlo alla più gloriosa delle sue imprese.
Fine del secondo volume.
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