Pochi giorni prima di morire egli scriveva allo Zacharias, direttore del Gegenwart, una lettera in cui narrava che nell'intraprendere il suo viaggio credeva ancora all'unità della specie, sebbene lo assalissero già alcuni dubbii. Certo ei ritornò da quel viaggio con convinzioni assai meno recise; e sebbene ei non fosse giunto ancora a formulare entro se stesso le idee originali e indipendenti che pose poi a fondamento della sua teoria, i dubbii però che sorsero nella sua mente, appena potè sottoporre le nozioni acquisite nella scuola al saggio dell'osservazione e dell'esperienza personale, costituirono la prima pietra dell'edifizio cui consacrò il resto della sua vita laboriosa e serena. Il Darwin ha lasciato del viaggio della Beagle e dei proprii studi una relazione che tutti oramai conoscono, né qui possiamo insistere sulla natura e sul valore di tutte le sue scoperte geologiche, geografiche e biologiche. Ciò che importa ricordare è che i germi della teoria dell'elezione naturale si svilupparono durante quei cinque anni di faticose escursioni e in mezzo alle lotte quotidiane colle difficoltà della natura. Egli stesso ha scritto all'Haeckel che nell'America del Sud tre sorta di fenomeni attrassero fin da prima la sua attenzione: il modo col quale specie assai affini si succedono e si sostituiscono andando dal nord al sud; la stretta parentela fra le specie che abitano le isole presso il littorale e quelle che popolano il continente americano; infine i rapporti che collegano i Mammiferi Sdentati e Roditori contemporanei a quelli estinti e spettanti alle epoche geologiche dello stesso paese(4). Riflettendo su questi fatti e paragonandoli ad altri della medesima natura, parve al Darwin verosimile che le specie vicine potessero essere derivate da un'antica forma, da uno stipite comune.
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