Ma se il nome di Carlo Darwin si collega fin d'ora e si tramanderà alle più lontane generazioni unito precipuamente al trionfo delle dottrine evoluzionistiche, per virtù di quelle profonde e geniali divinazioni sintetiche che sono la scelta naturale e la lotta cosmica per l'esistenza, con tutte le leggi secondarie relative all'ipotesi trasformistica dell'origine delle specie; non meno apprezzabile è l'influenza che le ricerche originali, le osservazioni e gli esperimenti del rinnovatore del trasformismo hanno avuto sui progressi di tutti i rami della scienza biologica e della geologia.
Le collezioni naturali messe assieme nel viaggio della Beagle e le numerose osservazioni fatte intorno ai più svariati problemi geologici, zoologici e botanici durante quei cinque anni hanno formato l'argomento dei molti lavori che il Darwin è andato pubblicando dal 1839 in poi. Ai frutti di quella spedizione, che fu una delle più utili che ricordi la scienza, occorre poi aggiungere i risultati ammirabili delle pazienti esperienze eseguite nel ritiro di Down durante quasi un mezzo secolo (dal 1839 al 1882). Così non v'è parte delle scienze naturali dove il lavoro di Carlo Darwin non abbia prodotto le più utili e le più feconde scoperte.
Il primo scritto pubblicato dopo il suo viaggio fu una nota sui costumi degli struzzi dell'America meridionale, letta, per quanto io so, nel marzo del 1837 alla Società zoologica di Londra, cui egli aveva liberalmente donate le sue preziose raccolte. Il Gould, descrivendo una nuova specie di struzzi che dal nome del suo scopritore fu chiamata Rhea Darwinii, aveva avuto occasione di parlare degli importanti risultati scientifici della spedizione della Beagle dovuti allo zelo del suo giovane naturalista di bordo; né le sue previsioni s'erano ingannate.
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