Le indagini scientifiche venivano di tal modo sempre più restringendo il dominio delle vecchie dottrine; le quali obbligate del resto ad adattarsi al nuovo ambiente intellettuale e morale o, per dirla col Trezza, al nuovo clima storico prodotto nel corso del nostro secolo per i progressi della coltura, per le rivoluzioni economiche e politiche, per le riforme dei costumi, per le applicazioni pratiche delle scienze, avevano già iniziato il pericoloso periodo delle concessioni e delle transazioni.
Il 24 novembre 1859, anno e data che rimarranno imperituri nella storia della civiltà umana, comparve il libro di Carlo Darwin sull'origine delle specie (On the Origin of Species by means of natural selection, or the preservation of favoured races in the struggle for life, London, un vol. in -8°). Preparata lentamente durante il corso di venticinque anni, meditata e maturata frusto a frusto nell'oscura solitudine di una casa di campagna, mentre al di fuori rumoreggiava il tuono precursore della tempesta, quell'opera di piccola mole ma di valore immenso fu la scintilla che destò finalmente la desiderata catastrofe, fu, quasi direi, lo scoppio improvviso e terribile della coscienza scientifica. Vero è ben che la manifestazione d'una teoria, che servisse finalmente di vincolo generale ai fatti molteplici del mondo organico, era oramai una necessità storica; che in più parti s'andava preparando in modo quasi incosciente il lavorio fermentatore della rivoluzione; e che altri prima del Darwin aveva enunciato l'ardito concetto dell'evoluzione delle forme organiche.
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