Probabilmente, se le modeste reticenze del patriarca di Down-House avessero opposto un rifiuto alla amichevole premura del Lyell e dell'Hooker, la teoria della origine delle specie avrebbe portato il nome di Wallace, e in luogo di dichiararci darwinisti noi avremmo oggi il diritto di proclamarci wallacisti.
Io non voglio né debbo qui esporre la teoria darwiniana quale si presenta nella sua massima semplicità e compattezza in quel piccolo volume del 1859: essa è nota a chiunque abbia negli ultimi anni seguito il movimento scientifico, né tale è lo scopo di questo mio scritto, sebbene io sia convinto che molti parlano ancora del Darwin senza averlo letto e moltissimi senza avere certamente capito il valore scientifico dei darwinismo. Ciò che un gruppo piuttosto numeroso di dotti e specialmente ciò che la scuola filosofica nemica dell'evoluzionismo ha voluto far credere è che l'opera del Darwin sia soltanto speculativa e che, toltone il principio teoretico del trasformismo, essa non abbia alcun significato. Ma se in realtà il merito precipuo di quel libro consiste nell'averci per la prima volta fornita una spiegazione naturale dell'origine delle specie con la teoria della sopravvivenza dei più adatti nella lotta per la vita, non è a dimenticare però che per il metodo con cui ha illuminato i rapporti dei fatti, per le ricerche originali sulla variabilità delle forme viventi domestiche, per la scoperta di molte leggi morfologiche e biologiche fin allora sconosciute, per gli studi del tutto nuovi sulla geologia e paleontologia e sulla distribuzione geografica degli esseri, il Darwin ha potuto arricchire la scienza di conquiste imperiture, ciascuna delle quali basterebbe alla gloria di tutti quei pseudo-dotti che lo combatterono e ancora lo combattono sotto il pretesto specioso di «disprezzare le viste sintetiche» e di «preferire la osservazione di un fatto solo a tutte le teorie».
| |
Down-House Lyell Hooker Wallace Darwin Darwin Darwin
|