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      Il Lamarck era stato il più grande sostenitore della trasformazione delle specie sotto l'influenza dell'«ambiente»: secondo lui, la metamorfosi avveniva per l'adattarsi (adaptation) ed abituarsi (habitude) delle forme organiche alle diverse condizioni di esistenza; lo sviluppo e la energia degli organi erano costantemente in ragione dell'uso, che l'essere faceva di questi organi medesimi, e in quanto alle modificazioni esse si trasmettevano per le leggi ineluttabili dell'ereditarietà. Ma se l'abitudine è un fattore importante dell'evoluzione delle forme, se l'eredità ha realmente il potere di fissare per molte generazioni i nuovi caratteri acquisiti dall'individuo, non resta men vero che l'influenza dell'adattamento deve essere intesa in un senso molto più largo e svariato di quel che la comprendesse il Lamarck, al quale poi, nell'applicazione delle teorie genealogiche alla classificazione animale, vuolsi anche far carico d'avere lasciata incerta ed irresoluta la origine dei Vertebrati e d'aver taciuto completamente su quella dei vegetali.
      Il Darwin invece dà una limitata importanza all'influenza dell'ambiente, anzi la riduce, a parer mio, oltre il necessario: tanto è vero che le ricerche più recenti hanno dovuto completare la teoria darwiniana sotto questo punto di vista, in cui era evidentemente manchevole. Il merito scientifico principale del Darwin, ciò che costituisce la forza stessa del moderno evoluzionismo, è l'avere dimostrato che le modificazioni delle forme viventi sono in principal modo l'effetto combinato delle variazioni individuali, dell'eredità e della scelta naturale.


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Carlo Darwin
di Enrico Morselli
pagine 83

   





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