Un fatto, che non mi par d'aver visto accennato ancora ad altri, è che se vi fu mai riformatore cui mancassero apparentemente l'entusiasmo e la fibra dell'apostolo, questi è certamente il Darwin, e in ciò egli s'assomiglia in tutto al suo grande compatriota che or nominai, e forse al Galileo Galilei e al Kant; si distacca invece da quanti altri ebbe la scienza umana di più grandi rigeneratori, specialmente nell'età antica. Socrate praticò, per esempio, un vero apostolato, e parlò piuttosto ai sentimenti che alla ragione: ma oggidì il carattere dominante della civiltà moderna è di tendere allo sviluppo dei poteri intellettuali a scapito e freno degli impulsi sentimentali; oggi l'osservazione dei fatti ci soddisfa assai più che non l'esposizione di un sistema o la proclamazione di un dogma. E Carlo Darwin, che fu di questa tendenza dello spirito moderno il più degno rappresentante, appunto per ciò, senza quasi lottare, si impose.
Noi abbiam visto negli ultimi anni come ciascuna sua opera non mirasse ad altro che a consolidare sempre più la sua teoria: ciascuna era anzi come un colpo di fulmine che il Giove della scienza moderna scioglieva di quando in quando dalla sua mano poderosa, portando lo sgomento nelle sempre più scarse fila dei suoi avversari. Io non dirò del valore di questi libri per rispetto alla teoria dell'evoluzione: essi possono assomigliarsi ai colpi distruttori d'un antico ariete, che cozza in silenzio e con tenacia terribile contro le mura d'un edifizio condannato a sfasciarsi, e continua in modo quasi maestoso la sua opera di distruzione in mezzo al bollore ed ai mille episodii del combattimento.
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