Nessun grido di collera, nessuna esclamazione di disprezzo e di sarcasmo, nessuna parola d'impazienza è uscita mai dalla penna di questo uomo, che pure vedeva sorgere contro di sé tutto l'antico mondo dei pregiudizii e scorgeva il suo nome posto al bando dalla intolleranza, dalla malignità, dall'interesse, dall'ignoranza e dalla superstizione insieme collegate ai suoi danni: ma tutti questi libri del Darwin, che si succedevano regolarmente ad intervalli di uno, due o tre anni, movevano per vie diverse e talora indirette verso la grande meta, che ci s'era prefissa, così da servire come termini miliari per sempre irremovibili sulla via novella da lui aperta alla biologia.
La più gran parte di queste opere tratta argomenti di botanica, che fu la scienza prediletta di Carlo Darwin; anche perché la vita di campagna gli porgeva il destro di imaginare e ripetere continue esperienze sulla fisiologia vegetale. Uno dei più notevoli risultati degli studi botanici del Darwin, dal punto di vista della filosofia scientifica, fu di avere sempre più diminuita la distanza fra gli animali e le piante, dimostrando l'esistenza di funzioni analoghe di sensibilità, di movimento, di nutrizione e di assimilazione, di adattamento alle condizioni esterne e perciò di variabilità in ambo i grandi regni del mondo organico, fra i quali prima codeste funzioni parevano creare una divisione insuperabile. Un giudice competente come l'Hooker ha detto che queste ricerche di biologia vegetale del Darwin costituiscono i più grandi acquisti fatti dalla botanica nell'ultimo quarto di secolo.
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