Né si potevano studiare più profondamente di quel ch'abbia fatto il Darwin, le leggi biologiche delle funzioni riproduttive: i fenomeni dell'incrociamento, l'origine di nuove razze per mezzo del meticismo, l'influenza della domesticità e delle cangiate condizioni di vita sulla fecondità delle specie, gli effetti utili delle unioni incrociate e gli svantaggi delle riproduzioni consanguinee, i rapporti della sterilità colle anomalie di sviluppo, non solo assunsero per sé un altissimo valore per il numero strabocchevole di fatti onde furono scoperte o confermate, ma apersero altresì l'adito all'interpretazione fisiologica dell'ibridismo. In quanto ai capitoli sull'elezione, basta che io ne accenni la parte storica, che è un vero modello del genere: ma gioverà ricordare anche come nessuno meglio del Darwin avrebbe potuto illustrare i processi della scelta metodica od inconscia, che l'uomo ha applicato da tanti secoli alle qualità utili o fantastiche degli animali e vegetali domestici, quantoché nessuno ebbe come lui agio e pazienza di farsi allevatore e coltivatore.
Notevolissime sono le indagini intorno ai rapporti dei cangiamenti nelle condizioni esterne ed interne con la variabilità degli esseri organici, dove appunto egli ritoccò e corresse le dottrine del Lamarck relative all'influenza dell'«ambiente», dimostrando come essa sia del tutto secondaria e come agisca assai meno della organizzazione o costruzione degli esseri, «simile cioè alla scintilla che accende una massa di combustibile, dove la natura della fiamma dipende dalla materia combustibile, non dalla scintilla». Con ciò la teoria trasformistica lamarckiana veniva ad essere subordinata a quella dell'elezione; ma a me è sempre sembrato (e vorrei trovar tempo di dimostrarlo) che il Darwin diminuì soverchiamente la parte spettante alle condizioni esterne nel processo di evoluzione delle forme viventi.
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