Però la dottrina trasformistica darwiniana sarebbe passata forse senza rumore o tutto al più avrebbe svegliata una discussione solo nelle fredde aule cattedratiche, se il Darwin non l'avesse saputa trattare con un metodo naturale e con prove intellegibili a tutti. Per limitare il nostro confronto agli evoluzionisti contemporanei basti citare Herbert Spencer. Il grande filosofo era giunto pure al concetto dell'evoluzione indipendentemente dal Darwin, ma le sue argomentazioni erano filosofiche, astratte, poco simpatiche alla maggioranza dei naturalisti. Per discendere sul terreno positivo, lo Spencer non trovava miglior prova del suo famoso confronto delle sezioni coniche, che passano insensibilmente dalla forma elittica alla parabolica ed all'iperbolica: confronto per tutti troppo astratto, per molti persino assurdo.
La vita del Darwin può dividersi in due periodi: nel primo egli raccolse le prove fondamentali o necessarie della sua dottrina, che formulò in modo serrato e conciso nel libro sull'Origin of species; nel secondo ne fornì invece, con opere speciali, le prove complementari od accessorie. Queste opere, a chi ben le guardi, non hanno un grande valore letterario ed estetico per le ineguaglianze dello stile, per le ripetizioni, per le incertezze dell'esposizione, per la rapidità dei trapassi, e insino per la negletta divisione delle parti: la storia del pensiero umano ne annovera altre dove il pregio della forma meglio corrisponde al merito del contenuto. Il libro sull'Origine delle specie ha, per esempio, non lievi difetti, e il Darwin stesso lo sapeva; tuttavia questi difetti erano, per così dire, logici, inerenti alla qualità del metodo.
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