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      «Il mio lavoro, scriveva egli in fronte alla prima edizione del 1859, è quasi finito, ma siccome occorrerebbero molti anni per completarlo e la mia salute non è troppo ferma (egli era allora nel suo cinquantesimo anno), così fui indotto a pubblicarne il presente estratto. L'estratto è necessariamente incompleto: io sono costretto a esporvi le mie idee senza appoggiarlo con molti fatti, ma io non posso produrre che le conclusioni generali alle quali sono arrivato, con alcuni esempi, che tuttavia basteranno, a mio avviso, nella pluralità dei casi. Niuno è penetrato più di me (egli continuava) della necessità di pubblicare più tardi tutti i fatti che servono di base alle mie conclusioni, e spero di farlo in un'opera futura». La fretta con cui fu scritto il libro, per le cause che già accennai, si rende evidente in più punti, e il Darwin si vide costretto a ritornare negli altri suoi libri posteriori su alcune sue affermazioni, che a prima vista non parevano abbastanza convalidate dai fatti (variabilità allo stato domestico, elezione sessuale, leggi dell'eredità). Nel tutt'assieme l'opera del Darwin (non diciamo le sue opere) non presenta proporzione nelle parti: alcuni soggetti vennero da lui trattati profondamente, altri appena accennati; così l'embriologia, che l'Haeckel e il Gegenbaur seppero rendere tanto proficua all'evoluzionismo, è ricordata da lui in modo troppo breve. Ma l'ampiezza che assunsero i pochi subbietti personalmente cari al Darwin dimostra in qual modo egli intendeva che dovesse essere svolta e provata la sua teoria, e si capisce, come scrive il Vogt, che nessuna vita d'uomo sarebbe tale da permettere neppure la metà dell'immane lavoro.


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Carlo Darwin
di Enrico Morselli
pagine 83

   





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