Ogni obbiezione, qualunque si fosse il suo vero valore e da qualsivoglia parte gli pervenisse, era da lui accolta serenamente, pesata, dibattuta e respinta, senza impazienza nella disputa, senza ostentazione nel trionfo. Alcuni di questi trionfi gli furono facili, perché le obbiezioni movevano da poca sincerità o da poca intelligenza dei suoi avversari: ma di non essere compreso abbastanza mai mostrò sdegno o stupore. Mente profondamente positiva, desiderava convincere, non persuadere, e spese la vita intera per raccogliere e perfezionare le prove della sua teoria.
In più punti delle sue opere il Darwin palesa una singolare modestia. Non solo fu egli il primo ad indicare le più gravi difficoltà del trasformismo e a riconoscere l'insufficienza di alcune prove, cosicché molti suoi avversari non ebbero per combatterlo altra fatica che quella di ripeterlo; ma confessò sempre i suoi dubbii ed espresse più volte il dispiacere che le sue opinioni andassero a ferire i sentimenti della maggioranza. Considerava le teorie trasformistiche come un prodotto necessario del lavoro scientifico di tutto il nostro secolo, ma non ne rese difficile la vittoria con le irrequietudini battagliere e con le intemperie di forma che s'osservarono poi in molti suoi seguaci. È giusto dire che questa serenità e modestia ammirabili di Carlo Darwin più giovarono alla persuasione degli altri, che non l'avrebbe fatto un contegno provocatore; ond'io credo che, sebbene naturali in ogni carattere così nobile e alto come il suo, pure tali virtù fossero in lui anche il prodotto di una lunga e matura ponderazione.
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