Questi egli studiò dapprima amorosamente durante lo sviluppo, sorprendendo sul loro volto infantile le espressioni della gioia e del dolore, e seppe educare poi fin dai primi anni al culto operoso della scienza. Il nome dei Darwin è oramai sacro nella storia del pensiero umano, ma la serie incominciata gloriosamente con Erasmo non si chiude con Carlo: due dei suoi figli sono già noti per opere di molto merito, e godono la stima generale, Giorgio per ricerche di statistica, Francesco per indagini di biologia. Francesco sta ora pagando al suo grande genitore un giusto tributo di affetto, raccogliendone le lettere e preparandosi a pubblicarne l'autobiografia.
Come cittadino, il Darwin non ebbe occasione di servire la sua patria né sui campi di battaglia, né entro l'aule parlamentari: ma la servì coi suoi studii, che guadagnarono alla scienza inglese il dominio del pensiero contemporaneo e un'influenza sugli spiriti più colti che certo non verrà meno per molto tempo. Ricordo però, quasi in ragione del contrasto, che egli esercitò le umili funzioni di magistrato nella sua contea.
Lottò contro i sentimenti religiosi della sua epoca e di persone a lui oltremodo care, e ne fu dolentissimo: ma seguì l'impulso della coscienza che lo trascinava a proclamare altamente il vero. Non fu però irreligioso, né ateo, come molti dei suoi avversari ortodossi lo presentarono agli occhi impauriti del volgo: intese la religione in un senso molto più elevato, direi quasi in un senso filosofico e senza ombra di sentimento.
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