Perciò Leopardi non ha voce in capitolo: era il dispetto che lo faceva poetare a quel modo così atrocemente antifemminista. Ed aveva torto completo perchè l'«angustia»
ossia la piccolezza
non arreca con sè
inesorabilmente
l'inferiorità fisiologica
tanto meno quella psicologica. Dato pure che nel concepire
nell'ideare
nell'intendere
nel ponderare
nell'inventare
la donna sia sotto all'uomo
essa lo vince poi nella fantasia
che ci abbella l'esistenza
nella affettività che ci innalza e intenerisce l'animo
nella resistenza al dolore
che ci rende superiori al male
nella difesa del patrimonio ereditario della famiglia e della collettività.
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Il problema è stato esaminato fino dal tempo di Platone sotto tutti gli aspetti: biologico
psicologico
sociale
storico
etnico
perfin religioso; ma non si sono avute che risposte contradittorie. La maggioranza (degli uomini
s'intende) pensa
dice e scrive che la donna «ha meno cervello dell'uomo»
e con ciò si allude più o meno discretamente alle sue facoltà mentali; e i maliziosi aggiungono che se il cervello femminile è men pesante di quello maschile
è perchè la donna è anche più... leggera; il che la donna stessa nega nel modo più reciso.
Apro il bel libro del Donaldson
vecchio di anni (1895) ma ricco di dati sicuri
ricorro al bellissimo articolo del prof. Manouvrier apparso sul Dizionario di Fisiologia di Carlo Richet
ritorno alla mia opera di Antropologia generale: e là rivedo
raccolte in poche cifre
le prove dell'inferiorità (anatomica) cerebrale della donna.
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