Lungo cammino dovrà ancora percorrere la Scienza prima di risolvere con tutti gli elementi necessarii il problema dell'equazione tra cervello e pensiero; ma già il solo averlo proposto è indizio del punto cui è giunta la conoscenza positiva. Se non che
occorre intenderci bene sul miglior modo di risolverlo; non si deve fare a fidanza con un dato solo; neanche molti dati ci gioveranno qualora questi manchino di coesione e non corrispondano ad un piano fattivo di ricerche individuali e di comparazioni.
In un lavoro più recente di quello quassù sunteggiato
e che riguardava alcuni cervelli privilegiati caduti sotto la sua osservazione
il prof. Hindzè ha esposto quali sarebbero i modi per abbordare completamente ciò che egli chiama «il problema antropologico degli Uomini dell'Eletta» («Bull. Soc. d'Anthropol.» di Parigi
febbraio 1927). Egli ricorda i primi lavori del R. Wagner risalenti al 1860 e quindi la fondazione della Società d'autopsia di Parigi
che per l'appunto aveva lo scopo di facilitare lo studio del cervello degli intellettuali. Ma giustamente osserva poi che il compito di una Antropologia della mentalità superiore oggi è assai più largo
di allora: non il solo encefalo deve essere indagato
bensì «lo stato e le funzioni dell'organisno intiero e degli organi in particolare». Nè basta; occorre costruire tutto il curriculum vitae d'ogni soggetto
perchè messo in rapporto con la sua morfologia ci indicherà quali potranno essere state le influenze dell'ambiente e di tutte le condizioni ed evenienze della vita che avranno agito sui prodotti della sua mente.
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