I femministi ad oltranza sostengono che la donna
quando fosse messa sullo stesso piede di azione e di preponderanza sociale che da milioni di anni gode l'uomo
saprebbe raggiungerlo in tutto: nel raziocinio
nell'inventiva
nell'iniziativa. Invece io credo che per agguagliare i due sessi sotto tutti gli aspetti non basterà che la donna acquisti un cervello più grosso
e si «mascolinizzi» nei centri dell'intelligenza; bisognerà che muti
come abbiam visto
anche le proporzioni dei varii segmenti encefalici
e per ottener ciò renda eguali le azioni dei suoi ormoni a quelli maschili. Cosa assurda! Non ci sarebbe altro mezzo che di fondere le qualità dei due sessi e formare l'Androgino perfetto
che Platone idealmente fantasticò
ma che sarebbe pure a lui apparso come un mito stupido se avesse avuto le conoscenze naturalistiche del suo grande successore
Aristotele! Nessuno
se non è un depravato
può avere simpatie per un terzo sesso.
Che cosa concludere da questi pochi dati positivi concernenti il cervello della donna? Che esso non è nè inferiore
nè superiore a quello dell'uomo; è semplicemente diverso. L'affermazione sembra enunciata da un La Palisse qualunque
tanto è semplice e logica; eppure
quanti sono coloro che accostandosi al problema della gerarchia dei due sessi sono partiti da nozioni biologiche cotanto elementari?
Se la donna avesse in Natura le stesse identiche finalità dell'uomo
allora soltanto il problema della sua «inferiorità» sarebbe ben posto; se a funzioni biologicamente eguali
rispondesse un cervello di minor mole
di più semplice e primordiale architettura
solo allora sarebbe il caso di metter Eva al disotto di Adamo.
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