Invece
per lunghissimo tempo
in ragione delle loro origini impure
esse
e principalmente la sifilide
sono state considerate «malattie vergognose» anzi «colpose»
di guisa chè non si usava parlarne tra gente per bene
e la gioventù veniva lasciata nella più completa ignoranza intorno alla facilità di contrarle e intorno alle loro conseguenze funeste per la salute pubblica e privata. Naturalmente se ne taceva nel modo più assoluto con le fanciulle e giovinette anche alla vigilia delle nozze: agli adolescenti si dava
per contro
in lettura l'opuscolo terrificante del Tissot sull'onanismo
che pur essendo ispirato a scopi utili ha provocato e provoca tuttora numerosi casi di ipocondria masturbatoria. La letteratura igienica sull'argomento
che potesse essere accessibile ai «laici»
è stata fino a questi ultimi tempi scarsissima: soltanto molti anni or sono comparvero quegli Elementi di Scienza Sociale
che un medico inglese illustre
il dottor Drysdale
dovette pubblicare in forma anonima
e nei quali accanto a capitoletti di filosofia naturale
filosofia religiosa
ed etica
si parlava apertamente delle malattie di origine venerea. Nessuno dei nostri più insigni scrittori di igiene ha scritto rispetto a queste malattie un libro di valore
paragonabile a quello che è Un giorno a Madera di Paolo Mantegazza per la tubercolosi.
Venne un giorno in cui un commediografo di ingegno
il Brieux
ebbe l'audacia di mettere la sifilide in scena: non ebbe però il coraggio di chiamarla col suo nome malfamato
e la disse «avarie»
usando un termine che non è specifico nè preciso
che dice troppo e non dice niente
perchè le malattie tutte intaccano
guastano l'organismo.
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