Il Brieux fece male perchè non si modificano le cose cambiando loro nome
e per di più gli spettatori debbono capir presto e non fare sforzi inutili. Meglio fu ispirato Ibsen negli Spettri. Lasciamo dunque i pregiudizii: la scienza e la verità non debbono tollerarli. E diciamo chiaro e schietto
e facciamo sapere il più ampiamente possibile
che la sifilide è una malattia come tutte le altre
ma la più funesta di tutte
dopo la tubercolosi
per la razza umana; bisogna difendersene
bisogna conoscerla
bisogna pensarci: e non esistono al mondo cose alle quali si debba pensar sempre senza parlarne mai.
Perciò noi abbiamo visto con piacere che prima della immane guerra
i giornali più serii
aventi lo scopo di accrescere la coltura generale
si erano messi a diffondere tra il pubblico cognizioni precise fino a popolarizzare gli acquisti terapeutici della Medicina scientifica intorno alla sifilide. Così nel 1914 la «Revue des deux Mondes» riportava un articolo molto ben fatto di Carlo Nordmann sotto il titolo espressivo di Grandi flagelli. Ed in questi anni del dopo guerra il problema della prevenzione delle malattie veneree è stato da venereologi
da sociologi
da alienisti e da neurologi
intensamente dibattuto non solo con articoli
con volumi
o in seno a speciali associazioni colturali
ma è stato portato alla gran massa del pubblico con intenti piani e semplici di istruzione sessuale e di profilassi venerea.
È certo che ogni persona dovrebbe sapere fino dalla adolescenza che la sifilide è un terribile malore
che bisogna prevenire con tutte le cautele possibili
e che una volta contratta
se fosse sottaciuta da chi la porta
diventa a sua volta una grave colpa in ragione degli effetti possibili sulla persona del coniuge e sulla discendenza.
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