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      Poichè abbiam visto che l'amor venale in sostanza adempie nel corpo sociale una bassa funzione collegata ad uno degli istinti fondamentali dell'uomo che esige comunque una soddisfazione è necessario chiarire il problema e definirlo nettamente per non intorbidarlo con elementi estranei.
      Alcuni chiamano prostituzione la «promiscuità sessuale» che si suppone essere stata la forma primordiale delle unioni sessuali nella specie umana almeno in taluni suoi gruppi; altri designa come tale la soverchia rilassatezza dei costumi per cui le donne si concedono facilmente ai maschi. Ma queste definizioni non sono esatte: bisogna restringere il nome di «prostituta» a colei che fa commercio del suo corpo contro una mercede che è per lo più pecuniaria ma che può anche essere rappresentata da oggetti di valore necessarii per la sua esistenza in genere per le sue arti di seduzione femminile in ispecie. E allora si pone il problema particolare sui caratteri individuali somatici e psichici di quelle donne che nel corpo sociale si incaricano della funzione sessuale più su enunciata. Sono esse diverse dalle altre che sotto l'impulso sano e normale della riproduzione della specie si uniscono soltanto all'uomo che le presceglie e che esse accettano per essere esclusivamente sue? Si può già presupporre almeno in via astratta e sintetica che qualche cosa di profondo e di intimo di «costituzionale» come diciamo in Medicina distingua la donna destinata al compito superiore della maternità da colei che si destina preferibilmente a soddisfare con indifferenza quasi di scelta i desiderii puramente sensuali dei maschi.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





Medicina