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      Per tradurre il presupposto in dato di fatto sopraggiunge la Scuola antropologica Italiana la quale checchè si dica non invecchia mai se non nelle parti esuberanti e caduche ma resta solida nei suoi concetti fondamentali perchè sono il frutto della spregiudicata osservazione dei fatti. Essa ci disse già che la classe sociale delle vere mercenarie di amore di quelle donne che si senton «nate» per la gioia dei maschi «femmine da conio» nel Poema Dantesco «femmes de joie» o «donne di piacere» nel linguaggio comune offre in massima caratteri di inferiorità sia nel corpo sia ancora più nello spirito.
      A prima vista si dovrebbe credere che per esercitare codesto mestiere sieno necessarie qualità estetiche somatiche come il mito e l'arte assegnarono a Venere la Dea un po' volubile dell'amore. Ma l'indagine scientifica non lascia illusioni su questo punto. L'elenco delle stimmate suaccennate di inferiorità cui si dà il nome più o meno giusto di «degenerative» (non poche come dimostrò Tarde sono però professionali ossia acquisite e non congenite) sveglierà in chi lo legga una profonda impressione. Senza alcun dubbio la donna mercenaria per lo più è una creatura morfologicamente mal costrutta dotata di un ancor più basso potenziale psichico: nella gerarchia dei valori sociali essa va ad occupare i gradini sottostanti alla normalità e quasi si direbbe che per renderla più adatta alle funzioni esclusivamente sociali essa perda una certa parte dell'attitudine alle funzioni biologiche del suo sesso.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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