Giacchè anche dal lato psichico
dove la mercenaria volgare palesa innegabili inferiorità
c'è da fare la tara alle risultanze delle inchieste che vorrebbero generalizzare il legame della prostituzione colla degenerazione mentale. Ciò si applicherà alle mercenarie di bassa lega
che son per lo più donne incapaci di vivere in condizioni famigliari regolari di esistenza e sopratutto di vivere di quel lavoro che richiede intelligenza e volontà
ma non si applica menomamente alle altre due categorie più su elencate. Sarebbe poi un grave errore supporre che anche alla vita galante non servano qualità di selezione mentale
come in massima corrispondono caratteri di selezione somatica. Gli esempi di Aspasia e della Pompadour ci ricorderanno bensì le raffigurazioni maggiori della «etèra» o della «favorita» (mercenarie
in realtà); ma chi frequenta per poco gli ambienti così detti mondani
vi si incontra spesso con donne di spirito vivace
di colto intelletto
e (a che negarlo?) di buona e perfino superiore sentimentalità.
Certo
però
nella maggioranza delle donne mercenarie e delle galanti deve esistere una ragione biopsicologica che le induca - spesso dall'età prepubere - all'amore venale. Io penso all'antagonismo che il genio infelice e paradossale di Otto Weininger ha delineato con tratti scultorii fra la donna-madre e la donna-prostituta. In fondo a queste due categorie (fra le quali
naturalmente
si avranno gradazioni ed intrecci) esiste una tendenza costituzionale ad essere o l'una o l'altra
una di quelle impulsioni che la Psicologia odierna chiama «vocazioni»; se fosse altrimenti
la donna-madre finirebbe collo scomparire.
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