Nelle Malebolge Dante punisce per l'appunto i peccati ragionati
quelli che noi diremmo i più intenzionali. Aristotile aveva già distinto con acutezza singolare il delinquere per istinto da quello per riflessione; e aveva proposto due forme principali di criminalità
la violenza e la fraudolenza.
Questa è però una distinzione riguardante la esteriorità dell'atto colpevole nei rapporti con gli altri conviventi
sui quali il reo agisce o con violenza o con inganno. Ma per l'analisi dell'interiorità psicologica dell'atto
la distinzione Aristotelica e Dantesca ha tre categorie. L'uomo può peccare o delinquere per tre diverse ragioni: per incontinenza
quando ubbidisce agli istinti fondamentali biologici e si lascia unicamente guidare nelle sue azioni dalla desiderabilità dell'oggetto verso il quale l'istinto lo porta
o quando non è in grado di contenere con la volontà le espressioni e le reazioni degli appetiti e bisogni; per malizia
quando egli fa cattivo uso della sua ragione
medita e premedita l'azione colpevole e peccaminosa
ed intenzionalmente mette in opera gli artifici
specialmente subdoli
che lo portano al conseguimento del fine criminoso; per bestialità
quando nelle sue azioni perverte le leggi naturali e commette delitti o peccati di crudeltà contro la legge di simpatia e di pietà
omicidi contro quella del rispetto alla vita
suicidio contro la legge della conservazione propria
sodomia ed altre libidini congeneri contro la legge della riproduzione della specie.
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