Vi è dunque un io somatico
che determina la parte denominata egoistica
o meglio autistica
della condotta individuale. Biologicamente sono tre nell'uomo gli appetiti di questa coscienza centrale: la fame
l'amore
e il possesso di qualche bene materiale
sia tana od osso
sia suolo o ricchezza. Attorno a questi tre motivi autistici
sui quali deve poi esercitarsi la inibizione
svoltasi quale risultato della lunga convivenza tra umani (prescindendo dalle società animali)
esiste in tutti noi un io sociale. Con esso il cerchio della coscienza si allarga sempre più
e la condotta dell'individuo rispecchia le esigenze
le aspirazioni e le contingenze della vita collettiva.
Ora
se l'attività individuale si uniforma agli interessi ed ai sentimenti della collettività
si ha la normalità della condotta sotto il rispetto morale; se essa mira al conseguimento dei fini collettivi con preferenza su quello dei fini egoistici
si ha l'altruismo
ossia la virtù benefica od eroica; se invece prevale l'io somatico o primitivo nella sua irreflessività e nella sua prepotenza egoistica
quando si manifesta però nelle sue relazioni con gli altri
si ha la condotta antisociale
immorale
delittuosa. Il peccato perciò non è sempre delitto
mentre il delitto è anche e sempre peccato: Dante
acuto psicologo e sociologo
punisce il primo al disopra nella città di Dite
punisce l'altro al disotto
nell'Inferno più rude; e così antivede non solo il nostro Diritto positivo vigente
ma quello altresì avvenire
quale è auspicato dalla Scuola Italiana
che considera il delitto in rapporto alla sua antisocialità
e punisce il delinquente in graduatoria della sua temibilità.
| |
Dante Inferno Diritto Scuola Italiana
|