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      Il lenocinio che sfrutta l'istinto sessuale altrui; la seduzione che è raffinatezza tendenziosa ed artificiosa nelle espressioni passionali d'amore; la lusinga che è incentivo alla vanità ed alla dissolutezza mediante parole ed atti sagaci rimangono pur sempre figure di delinquenza nelle quali è implicito ancora un che di instintività naturale derivante dalla tendenza a soddisfare un bisogno che domina tanto spesso sulla volontà anche la più educata.
      Da molti si crede che i reati sessuali caratterizzino l'epoca nostra e che sopratutto il Medio Evo fosse casto; ma se è vero che oggigiorno i costumi sono più liberi nell'universale non è men certo che nelle così dette tenebre Medievali si commettevano numerose infrazioni alle norme del pudore della continenza dell'amor coniugale e che vi esistette quasi sempre e quasi dovunque molta irregolarità nei rapporti tra i due sessi. Forse nei primi secoli del Cristianesimo la religione agì da freno sui costumi; anzi si può dire sebbene con molte più riserve di quanto i credenti sostengano che la nuova fede lottò in particolar modo contro gli eccessi sessuali del Paganesimo già da gran tempo in degenerazione. Ma quell'azione inibitrice della fede fu breve e la scostumatezza trovò anzi condizioni favorevoli perfino nella vita sacerdotale e monastica come lo prova la storia dei tentativi compiuti dai maggiori Papi per ricondurre i popoli Cristiani alla antica correttezza con particolare riguardo a preti frati e monache.
      Ai tempi di Dante le cose si erano aggravate; e sebbene il movimento ideale e purissimo iniziato da Francesco d'Assisi contro i vizi dominanti che erano il lusso e la lussuria avesse trovato favore tra tutti gli intellettuali dell'epoca compreso Dante stesso che si inscrisse tra i Terziari i costumi erano generalmente assai rilassati: li vediamo realisticamente descritti nelle cronistorie e nelle novelle del Boccaccio.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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