Lo stato d'animo di un aggregato civile a riguardo dell'apprezzamento etico ed estetico delle azioni individuali non è sempre manifesto nei Codici
che ne reggono l'ordinamento interno; questi
in massima
sono arretrati in confronto delle condizioni intellettuali e morali del loro paese.
Mentre il sentimento pubblico sempre più si fa ostile ad ogni atto che offenda non solo la vita
ma pur la salute e la reputazione delle persone
convien riconoscere che si intiepidisce la riprovazione per certe azioni sessuali. Così
la pena comminata all'adulterio
sebbene moderatissima
è dubbio che non giovi piuttosto a svegliare simpatie verso i colpevoli
e sopratutto aspirazioni maschili verso la donna fedifraga. D'altra parte
si discute se il vizio contro natura (così severamente punito da Dante)
se la pederastia e le altre abnormità del senso genesico
in fondo alle quali lo psicologo trova quasi costantemente la degenerazione
sieno punibili: si è finito con ammettere che tali atti cadano sotto sanzione solo quando rechino offesa ai sentimenti collettivi di pudore e di morale. Allo stesso modo è ancora dubbio dove debba terminare la tolleranza della Legge al riguardo delle descrizioni e raffigurazioni dei fatti sessuali; l'arte rivendica qui i suoi diritti fino dai tempi di Dante con la collana delle deliziose prose del quasi suo contemporaneo Boccaccio. Dante fu severissimo verso i costumi politici e finanziari del Papato
tacque su quelli immorali; e perciò si capisce come duecento anni precisi dopo la sua morte il Papa Leone X assistesse in Vaticano alla rappresentazione delle salaci Commedie Italiane del Rinascimento.
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