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      Ne segue che la fiduciosa in quelle blandizie resta come dice Dante «gravida e soletta»; il che ha costituito per lo più presso ogni popolo organizzato civilmente una situazione disonorante o almeno imbarazzante per la donna a seconda dei costumi e delle idee vigenti nel suo ambiente sociale.
      Nè l'Alighieri restrinse il peccato di seduzione alle sole giovanette inesperte: punì eziandio quella compiuta verso una donna ancor giovane ma abbastanza esperta quale doveva essere la maga Medea.
      È certo che la donna non si può dire sedotta quando cede alla propria passione o alla voce del senso poichè in tal caso essa spontaneamente si abbandona e si dà. In allora l'attribuire questa condotta femminile come dice Dante ai «segni» ed alle «ornate parole» del maschio sembra una soverchia concessione alla tesi della fragilità muliebre: è in questo senso che il fallo dovrà essere spartito tra i due. Però la psicologia di Dante è assai più nel vero di quella degli scrittori antifemministi poichè egli considerò la seduzione non passionale ma la traditrice quella in cui la donna o inesperta o troppo fidente si abbandona con ingenuità davanti all'asseverazione dell'amore perpetuo davanti alle promesse fittizie di matrimonio con la prospettiva della Chiesa e del Municipio al tempo nostro del sacrificio nel Tempio e della tradizionale focaccia al tempo antico. Soltanto allora essa sarebbe l'ingannata colei che del suo cedevole o troppo caldo amore porterà l'ingrato frutto sentirà gli acerbi rimproveri nella propria coscienza e ne resterà disonorata e spostata nella società nostra corrotta ma arcigna: sopratutto troverà difficilmente marito; e potrà darsi ancora di peggio cioè che la tradita diventi la traviata.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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