Questa è proprio la seduzione intesa da Dante: in essa non domina solo l'elemento affettivo
ma c'è
com'egli lo ha già avvertito
l'elemento razionale rappresentato dal raggiro
con vantaggio esclusivo del raggiratore
prima in forma di soddisfazione sessuale
poi di irresponsabilità sociale per quell'oblio o per quell'abbandono.
Vogliamo ammettere che oggidì questa genuina seduzione a base di fiducia dalla parte femminile diventi sempre più rara
poichè le ragazze del nostro tempo posseggono una vera coltura in faccende di amore. Qualcuno maliziosamente ritiene che la sedotta soventissime volte si sia lasciata volentieri sedurre
sapendo od intuendo che in certe contingenze l'uomo si sente legato dalle conseguenze del fallo commesso in due
o ha paura dello scandalo
o ha timori ancora più egoistici di rappresaglia da parte della tradita. Invero le sedotte odierne sono assai meno rassegnate di quelle di una volta
le quali restavano «gravide e solette» fra le lagrime e nella umiliazione; adesso sono di moda le reazioni femminili ad oltranza
per le quali si può parlare sul serio di una vera lotta di sesso
dove quello maschile non è sempre il più forte
e quello femminile non è sempre il più debole. I reati di vendetta commessi dalle donne già abbandonate
o inasprite dal timore dell'abbandono
più che dalla vergogna pel disonore cui andarono incontro
sono abbastanza frequenti; ma non mancarono mai dalle scene della vita reale. Se una giovinetta come Isifile
ingannata da Giasone
restava
a quanto pare dalla leggenda accolta pure da Dante
rassegnata nella sua solitudine
v'era anche allora la sedotta vendicativa
che come Medea si prendeva la rivincita in modo criminoso: colei uccise i figli natile dal traditore.
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