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      La tradita moderna ben raramente se non è pazza commette questo stupido parricidio: preferisce gettare il vetriolo sulla faccia dell'amante traditore e con ciò si contenta di acciecarlo o di deturparlo affinchè nessun'altra donna più lo possegga; e può persino accadere che rasentando i confini dell'alienazione mentale essa tronchi nell'infame per lo più dormiente la radice del male.
      Ma v'è pure chi argutamente osserva che la seduzione inversa quella della femmina sul maschio diventa sempre più comune anche nella nostra specie come fra i ragni; è l'uomo che spesso rimane adescato invischiato irretito. Nell'Inferno non compare esplicitamente la seduzione femminile: Circe non è punita accanto a Giasone; poichè Dante considerò l'azione suggestionatrice della donna sull'uomo soltanto quando essa ha già liberi costumi e quindi può lusingare il maschio nelle sue passioni sensuali. Il Canto XVIII si chiude infatti con la raffigurazione di una di quelle donne mercenarie che si accaparrano il cuore i sensi ma sopratutto i doni e la borsa dei loro adoratori. Compare qui nel Divino Poema la lurida figura di colei che accarezza e fomenta le basse passioni del maschio e ne assorbe il denaro insieme col midollo.
      È dubbio se nella bolgia seconda assegnata agli adulatori Dante abbia messa Taide soltanto quale adulatrice di uno dei suoi amanti o non piuttosto quale tipo della prostituta che sa fare apprezzare il suo corpo fingendo sentimenti che non prova falsificando l'amore insomma peccando di fraudolenza come richiede la dantesca scala dei valori morali.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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