Il bolognese Conte Gozzadini ha detto «esageratissima» la comparazione di Dante
ed io sono con lui: i poeti non han sempre l'obbligo della misura
tranne nel verso. Ma occorre anche ricordare che Bologna
sempre avanzatissima in civiltà
ha goduto e gode fama di gaudente e di «grassa»: i costumi vi soffersero sempre minori restrizioni che altrove
e le sue donne non furono mai insensibili agli assalti o alle lusinghe dei baldi Gogliardi.
Il lenocinio
attribuito a torto o a ragione a Venedico
è di natura speciale
poichè Ghislabella non era minorenne o
se non aveva ancora i 21 anni
era però maritata. La tradizione a noi giunta non novella che
oltre al fratello cortigiano e mezzano d'amore di Messer Obizzo
anche il marito fosse connivente al mercato: si è perfino incerti su chi egli fosse; può dunque supporsi che nell'affare sia rimasto in ombra. Ma se la donna cedette per «desìo di signoria e di ricchezza» (di questa seconda specialmente)
par probabile che si sia trattato di un affare di famiglia; in quei tempi una donna non avrebbe potuto godere agî e dominio senza partecipazione del coniuge. Ma altri cronisti non dicono che Ghisola fosse maritata; e allora
essendo nubile
e dato che avesse ceduto anche con fini egoistici
si desume che il lenocinio di Venedico fu seme gettato ad allignare in terreno propizio.
Ciò porta a chiederci se Dante avesse ragione
dal punto di vista della Criminologia
di punire il Caccianimico a quel modo. Nessuno mette in dubbio che il ruffianare non sia
sotto l'aspetto della morale
un atto odioso
riprovevole; e in questo senso il Poeta
moralista implacabile
condannò giustamente.
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