Ma Giasone
sebbene tanto forte contro i dragoni o serpenti volanti
era
al pari d'ogni altro Elleno
un debole al cospetto delle grazie femminili: l'accostamento della donna al rettile alato non paia irriverente! Dante lo mise nella fila dei suoi frustati
perchè le favole gli attribuivano almeno due peccati di seduzione: il primo
quando arrivato con la sua nave a Lemno trovò l'isola soltanto abitata da donne
ed egli
invaghitosi della giovine Regina Isifile od Ipsipile
la trasse innamorata fra le sue braccia
e poi rifatto le vele la lasciò «soletta» e
quel che è peggio
«gravida»; il secondo
quando giunto in Colchide vi riscaldò Medea
altra figlia di Re
e dopo essersene giovato per superare le ardue difficoltà della sua impresa
dopo averne avuto due figli
era di nuovo sfuggito alle promesse di amante ed ai doveri di padre
veleggiando nascostamente verso la patria
dove
superate altre vicende più o meno pulite
aveva finalmente preso moglie sposando Creusa e
come oggi si direbbe
mettendo giudizio.
Lascio in disparte ogni commento mitologico: dico solo che Dante si deve essere inspirato specialmente alle Metamorfosi di Ovidio (Libro VII); e non tenne conto di altra versione del mito
secondo la quale l'Eroe
posseduta l'Isifile
la fece sua sposa e ne riconobbe i due figli
ciò che si legge nella Tebaide di Stazio (Canto VI
v. 336). Non mi fermo neanco sulle avventure di Lemno e sul significato della vendetta che Venere
non adorata abbastanza da quelle donne
le avesse castigate infliggendo al loro corpo un puzzo formidabilmente contrario (hircinus) alle nari ed al vigor virile dei loro uomini
che poi esse infuriate da quell'allontanamento osmatico
avrebbero tutti massacrato
tranne il vecchio re Toante salvato dalla pietà della figlia Isifile.
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