.. Tutto ciò vien detto mirabilmente dal Poeta nelle sue terzine; noi però indagheremo nel canto ciò che propriamente spetta alla psicologia ed alla criminologia del seduttore.
E 'l buon Maestro
senza mia dimanda
Mi disse: «Guarda quel grande che viene
E
per dolor
non par lagrima spanda.
Quanto aspetto regale ancor ritiene!
Quelli è Giason
che per core e per cennoLi Colchi del monton privati fene.
Egli passò per l'isola di Lenno
Poichè le ardite femmine spietateTutti li maschi loro a morte dienno.
Ivi con segni e con parole ornateIsifile ingannò
la giovinetta
Che prima avea tutte l'altre ingannate.
Lasciolla quivi gravida e soletta:
Tal colpa a tal martiri lui condanna;
Ed anche di Medea si fa vendetta...».
Dante si è più volte compiaciuto di presentare dei dannati in atteggiamento di rivolta contro l'Eterno Giustiziere: così Capaneo
Farinata degli Uberti
i giganti Nembrotto
Antèo
Tifone
il ladro Vanni Fucci
stanno laggiù in lotta aperta colla Divinità
ostentando di non sentirne il castigo. Forse per Giasone Dante risentì quell'impressione di serenità e dignità che il classicismo descrisse e plasmò nei suoi idoli: ma fors'anco non stimò di abbassare chi seduce le donne per conto proprio sino alla ignominia con cui poco prima aveva presentato coloro che le seducono per conto altrui. Ed invero
c'è una notevole differenza psicologica.
Ma in quella nobilitazione di un reo io veggo il solito motivo politico: la regalità aveva sull'animo dell'Alighieri un fascino profondo. Giasone
figlio di re
amante riamato di figlie di re
e alla fine sposo di un'altra figlia di re
gli dovette apparire come la personificazione del seduttore reso irresistibile da quell'aureola superiore: gliela riconosceva la stessa lusingata Medea
secondo quanto si legge nel suo famoso monologo delle Metamorfosi.
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