Del resto
il mito è sempre sintetico e simbolico; perciò Giasone non ha finezze psicologiche da rivelarci: le sue vicende ce lo dipingono bensì affascinante per le reginette di allora
ma senza forti tinte di carattere
senza propositi energici di dominio
senza passioni soverchianti: e dalle donne tradite fugge con stratagemmi poco eroici! Insomma
egli non era un seduttore di gran razza
un temerario assaggiator di donne
come il «Don Giovanni Tenorio» dell'arte secentesca
o come il «Marchese di Priola» dell'arte moderna. Son questi più che seduttori
i corruttori dell'anima muliebre
che ne lasciano il cuore arido con i sensi riscaldati
e ne fanno svanire ogni idealità
così che
dopo il loro effimero passaggio
si apre il declivio fatale della prostituzione. C'era questo tipo nella mitologia antica
ed era pur sempre quel maturo di Giove
di non simpatica memoria
personaggio dongiovannesco assai più schietto di Giasone.
Ripassando quelle frasi di Dante
dei «segni» e delle «ornate parole»
viene in mente che l'Eroe potesse appaiarsi ai seduttori appassionati
almeno nell'esprimersi
come dovette essere il fortunatissimo Casanova: questi
in fondo
aveva il cuor tenero e si innamorava sul serio...
salvo lo smorzarsi rapidissimo di tutto quel fuoco di paglia. Ma neanco al leggero e leggiadro Veneziano Giasone mi par vicino; purtroppo il Casanova fu di lui più morale o meno immorale nel non sfruttare l'amore per proprio interesse! E allora
bene stia Giasone all'Inferno
se con lui la serie inonorata degli sfruttatori di donne doveva incominciare.
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