È curioso che in tutta la Commedia non sieno ricordate le grandi etaire della storia
ad esempio Aspasia
nè le grandi erotiche di Roma Imperiale: nè Giulia
nè Messalina
nè Agrippina; e non meno strano
che l'attenzione di Dante si sia arrestata su di un personaggio così insignificante
tanto più se fosse vero che egli ne ha avuto notizia solo di seconda mano. Ma la fantasia del Poeta non ha bisogno di attingere dal reale in tutta la sua integrità: basta un segno
un particolare
perchè ne ricavi creazioni immortali.
Io sono convinto
perciò
che nel pensiero Dantesco la greca Taide rappresentava la prostituzione in quanto è fascino dannoso della donna volgare sull'uomo
in quanto è sfruttamento del sensualismo più volgare
in quanto è sostituzione dell'artificio e del mercato alla spontaneità ed alla reciproca sincerità in amore. Taide
che sollecita la vanità degli amanti affinchè provvedano al suo lusso
simboleggia la donna abbassata in tutta la sua personalità
svalutata
allontanata dalla vera funzione sociale
che è di essere la compagna affettuosa e fedele dell'uomo
non strumento del suo piacere
non solletico della sua vanità
non corruttrice della sua coscienza morale.
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Le pene. - Le pene inflitte ai peccatori nell'Inferno Dantesco
se da un lato mostrano la fertilità della sua fantasia per ideare castighi terribili e graduati in ragione della gravezza dei peccati secondo la sua scala di valori etico-politici
dall'altro lato rispecchiano le idee e le costumanze ancora arretrate del Diritto Penale del Medio Evo.
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