Il concetto che una più evoluta dottrina teologica è venuta svolgendo negli ultimi secoli
che cioè la pena più crudele e più sentita dai dannati sia la privazione di Dio
non poteva presentarsi al pensiero ancora in ciò medievalistico dell'Alighieri
come non gli si presentava il concetto criminologico odierno della semplice difesa sociale contro i delinquenti.
Lenoni e seduttori sono puniti da Dante con la fustigazione. La fustigazione era molto usata nel Medio Evo per i delitti che
oltre ad offendere la giustizia
hanno anche aspetto di fraudolenza: essa era ad un tempo un castigo doloroso ed avvilente; quindi veniva applicata anche all'adulterio ed al lenocinio. Dal che si vede che sotto questo riguardo Dante copiò dalla realtà
trasferendo semplicemente dalla vita di questo mondo alla vita dell'Al di Là un fenomeno sociale molto diffuso ai suoi tempi. Se in certe contingenze si era giunti a punire il lenocinio addirittura colla morte
per lo più il suo castigo aveva sempre un che di burlesco
essendo il mezzano una figura degna di sprezzo: fino al 1744 la Legge Toscana sanzionava contro i ruffiani la frustata a dorso di asino per le vie della città. D'altra parte
anche i seduttori di donne
che oggi se la sgabellano il più spesso impunemente
erano allora puniti in modo grave: si narra di quel villano che avendo sedotta e violentata una sua castellana
veniva da Federico II
che pur era civilissimo monarca
condannato alla escisione dell'organo peccatore.
Più la Civiltà si innalza
più aborre dall'infliggere patimenti fisici al colpevole; ma non è così dappertutto: la fustigazione è ancora in uso presso molte Nazioni così dette civili e anche presso alcuni eserciti
dimostrando così come per questa loro mentalità si siano fermate a costumi semi-barbarici.
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