Ma poichè cotali «amori» nell'antichità si stabilivano
si incoraggiavano fra i maschi
stante l'esclusione della donna da ogni sorta di istituzioni pubbliche
era logico che non si arrestassero al punto previsto
nel loro ottimismo teorico
da Pitagora
da Socrate
da Platone
da Epicuro
dallo stesso sereno Aristotile e dai severissimi stoici: era da aspettarsi che sdrucciolassero ben oltre
verso le soddisfazioni mutue dell'erotismo
verso gli appagamenti abnormi della sessualità. E il peggio fu che quei legami non si strinsero soltanto fra' giovani
ma servirono pur anco ad annodare il maestro ai suoi allievi; onde lo strano pervertimento della pedagogia in omosessualità.
L'«amicizia» degli antichi ebbe
tuttavia
un ufficio utilissimo: occupò
nei costumi e nella teoria della vita
il posto lasciato vuoto dall'amore
e specialmente dall'amor coniugale che fu ignoto
o quasi
al mondo Ellenico. Socrate si legò ad Alcibiade e a Critone
perchè aveva in casa una moglie intollerabile come Xantippe. Oltre a ciò
l'«amicizia» fra giovani della sacra falange
non solo addolcì loro la dura esistenza dei campi
ma li spinse all'eroismo
quando di fronte all'oste avversaria l'amico difendeva
a spese del proprio corpo
l'amico: e Tebe informi. D'altra parte
l'«amicizia» fra gli adolescenti della stessa Scuola fu preludio quasi necessario a quei sentimenti di simpatia fra i cittadini di un medesimo Stato
che noi
oggi
avvenuta la naturale evoluzione dei sentimenti
allarghiamo vieppiù nella sfera umanitaria.
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