Di essi
gli uomini politici antichi non si curavano affatto
contentandosi di un patriottismo razionale
esclusivo all'estremo
costituito quasi soltanto dal sentimento dei doveri dell'individuo verso lo Stato.
Un mondo
in cui la schiavitù era considerata una istituzione indispensabile; in cui mancava il sentimento di compassione verso i deboli e gli infermi; in cui il matrimonio non adempieva che ad uno scopo religioso-politico
doveva essere tratto inesorabilmente a considerare l'amicizia come la condizione
il principio e la fine di ogni virtù
e l'educazione come una vera generazione conforme allo spirito. L'educazione
specialmente
non si concepiva disgiunta da quel sentimento che noi diciamo
ora
affettuosità
amorevolezza
amicizia pura
ma che gli antichi
meno avanzati di noi nelle distinzioni psicologiche
denominarono «amore». Lo studioso
che analizza le ragioni del fatto e le trova nella costituzione mentale dell'uomo
potrà dolersene e definirla come un'aberrazione; non potrà
però
meravigliarsene e negarle un significato storico.
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Ed è lo stesso che rivive o si continua nelle «fiamme» più o meno platonico-sentimentali dei Collegi femminili
negli intrighi pseudo-galanti o nelle sozzure omosessuali dei Convitti e degli aggruppamenti maschili. Il fenomeno appartiene
in vero
a quelli che diremmo di atavismo psicosociologico
se pur non preferiamo (come forse è più giusto) dirlo una semplice sopravvivenza. Nessuna epoca di civiltà raffinata andò mai priva di sì fatte dissimulazioni o
se si vuole
perversioni dell'istinto sessuale.
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Stato Collegi Convitti
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