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      Di essi gli uomini politici antichi non si curavano affatto contentandosi di un patriottismo razionale esclusivo all'estremo costituito quasi soltanto dal sentimento dei doveri dell'individuo verso lo Stato.
      Un mondo in cui la schiavitù era considerata una istituzione indispensabile; in cui mancava il sentimento di compassione verso i deboli e gli infermi; in cui il matrimonio non adempieva che ad uno scopo religioso-politico doveva essere tratto inesorabilmente a considerare l'amicizia come la condizione il principio e la fine di ogni virtù e l'educazione come una vera generazione conforme allo spirito. L'educazione specialmente non si concepiva disgiunta da quel sentimento che noi diciamo ora affettuosità amorevolezza amicizia pura ma che gli antichi meno avanzati di noi nelle distinzioni psicologiche denominarono «amore». Lo studioso che analizza le ragioni del fatto e le trova nella costituzione mentale dell'uomo potrà dolersene e definirla come un'aberrazione; non potrà però meravigliarsene e negarle un significato storico.
     
     
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      Ed è lo stesso che rivive o si continua nelle «fiamme» più o meno platonico-sentimentali dei Collegi femminili negli intrighi pseudo-galanti o nelle sozzure omosessuali dei Convitti e degli aggruppamenti maschili. Il fenomeno appartiene in vero a quelli che diremmo di atavismo psicosociologico se pur non preferiamo (come forse è più giusto) dirlo una semplice sopravvivenza. Nessuna epoca di civiltà raffinata andò mai priva di sì fatte dissimulazioni o se si vuole perversioni dell'istinto sessuale.


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Sessualità umana
di Enrico Morselli
Editore F.lli Bocca Torino
1931 pagine 209

   





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