Ma il diritto di uccidere i sofferenti non fu considerato durante l’Antichità in tutta la sua dipendenza dalle leggi naturali ed in connessione con le leggi sociali; bisogna attraversare tutto il Medio Evo, bisogna giungere al poderoso risveglio degli spiriti nei secoli del Rinascimento Occidentale per vedere riapparire il concetto platoniano ed egesiano della morte eliminatrice o liberatrice. Tommaso Moro e Francesco Bacone si fecero allora gli apostoli della eutanasia: nel loro pensiero, l’agonia sarebbe tale spaventevole tormento da giustificarne l’affrettamento, non soltanto libero, ma altresì obbligatorio.
Tommaso Moro ha patrocinato nell’Utopia (Lib. II, 5) il costume dell’eutanasia. In quel suo paese ideale i magistrati e i sacerdoti saranno incaricati di presentare colle migliori maniere agli incurabili e sofferenti il loro obbligo di andarsene da questo mondo, in quanto essi son divenuti di carico o di insoffribile spettacolo ai sani e robusti: e gli infelici si lascieranno persuadere a morire di fame o ad essere eliminati durante il sonno.
E Francesco Bacone nel 1621 scriveva: "Io reputo che ufficio del medico sia di rendere la salute e di alleviare le sofferenze e i dolori, non solo quando questo sollievo può condurre alla guarigione, ma anche quando può servire a procurare una morte dolce e calma..... Al contrario i medici si fanno una specie di scrupolo e di religione di tormentare ancora il malato allorquando la malattia è senza speranza; a mio avviso invece, essi dovrebbero possedere tanta abilità da addolcire colle loro mani le sofferenze e l’agonia della morte".
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