Un valente diplomatico francese, che ha avuto in questi ultimissimi tempi post-bellici incarichi delicatissimi in Oriente e che è anche uno scrittore fornito di non comuni doti letterarie, Maurizio Paléologue, ha introdotto in un suo bel romanzo il personaggio di un medico eutanatista, il "Dottor Mordac" al quale mette in bocca queste parole: "Quale inganno non è la nostra Terapeutica! Quante teorie e sistemi non dovremo esaurire prima di comprendere che noi non possiamo guarire?... Perchè non ci basterebbe l’alleviare le sofferenze dell’uomo, l’abbreviare la sua agonia, l’anestesizzargli le ultime ore, l’agevolargli il passaggio al Niente, a quel Niente che egli tanto paventa, mentre invece lo dovrebbe tanto desiderare?". E ricordando quell’Egesia cirenaico che persuadeva i suoi uditori a troncare la vita, lo scrittore continua: "Eccola, la vera nostra missione!... Dire al vecchio, all’infermo, al degenerato, il tuo male è incurabile; l’età, la diatesi, l’eredità ti angustiano; tu non puoi ormai che trascinare una esistenza dolorosa, dolorosa per te, repugnante per gli altri: scompari adunque, eccotene i mezzi; ti assicuro la insensibilità perfetta". - "Pisithanatos": qual bel titolo!".
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Tutti questi eutanatisti comprendono benissimo gli ostacoli che tuttora si opporrebbero all’adozione pratica della loro tesi, ma sostengono che è soltanto questione di una riforma nelle idee e nei sentimenti nostri rispetto alla malattia, al dolore e alla morte.
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