). La decisione, spiega il giornale bolscevico russo, "è stata ispirata da un sentimento di umanità riguardo a quei bambini condannati a morire tra atroci sofferenze". C’è da chiedersi se, dopo tutto, Russia docet.
Mentre scrivo queste pagine, la questione della morte "pietosa" per gli incurabili è stata risollevata nel settembre del 1922 a Bath, che è una frequentatissima stazione idro-minerale nella Contea di Somerset (Inghilterra), già nota fin dal tempo dei Romani. Un consigliere socialista, certo Cook, vi ha presentata al Comitato Municipale di Igiene una mozione tendente a che "venga invitato il Ministro dell’Igiene a presentare al Parlamento un progetto di Legge, che dia ad un Tribunale medico il potere di somministrare la fine più rapida e pacifica possibile a coloro che soffrono di cancro". Ed egli ha giustificata la sua proposta particolarissima col dire che i medici ignorano finora la causa del cancro: son quindi al buio riguardo alla sua cura; ed è crudele "lasciar le persone morire così a poco a poco e agonizzare per dei mesi". Ma la proposta non ha trovato grande favore; ha sollevato anzi fervide discussioni nella stampa, accalorandovisi soprattutto filosofi, sociologi, ecclesiastici.
Prescindendo dagli argomenti, naturalmente contrarii di questi ultimi, che si basano sulla volontà e sul potere di Dio, cui solo spetta dare o togliere il dolore, i più si sono dichiarati contro la uccisione dei cancerosi. Essi hanno allegato le imperfezioni della Medicina, arbitra in tal modo di vita e di morte, mentre potrebbe avere sbagliata la diagnosi e la prognosi; e hanno espresso, giustamente, il dubbio che all’atto pratico si possano trovar medici che consentano ad uccidere il loro cliente, pur sapendo della propria impotenza a guarirlo.
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