È il concetto che Carlo Darwin pose a base della sua Dottrina della origine delle specie per selezione naturale, e che l’Uomo ha applicato su larga scala agli animali e vegetali che gli erano utili.
Fino ad ora, però, la selezione nella specie umana è stata affidata al solo giuoco delle forze naturali e alle fortune storiche. Fra le razze primitive, le selvaggie attuali e le barbariche, una certa scelta si effettua coi mezzi violenti della guerra, della schiavitù, del cannibalismo; ma in qual modo applicare il principio selettivo entro la cerchia delle razze e nazioni incivilite o che si dicono e credono tali? Impedendo, proibendo da una parte le unioni con individui di razza inferiore alla nostra (coi Negri sopratutto, un po’ meno coi Gialli); rendendo impossibile, d’altra parte, la riproduzione dei soggetti degenerati. Il primo scopo qui non ci riguarda, spettando alla Eugenetica etnica, di possibile applicazione solo nei territori coloniali degli Europei; per raggiungere il secondo abbiamo due mezzi precipui: la proibizione dei matrimoni a tutte le persone inadatte, fino a provocare la distruzione della loro capacità riproduttiva; e la loro eliminazione artificiale, o violenta, voluta e autorizzata per utilità sociale (eutanasia).
Noi, uomini inciviliti, siamo, secondo Richet, diventati troppo sentimentali ossia troppo "umanitari" e di una sensibilità morbosa ("sensiblerie"). A costo della salute della specie e delle stesse razze superiori, la nostra organizzazione sociale è incompatibile con la selezione naturale, anzi è una vera antiselezione.
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