Perchè ostinarsi a prolungare la loro esistenza, malgrado l’ordine formale della Natura che li vuole sopprimere?
(pp. 161-164). E più in là aggiunge, specificando i soggetti eliminabili: "Se tutti i paraplegici ["culs-de-jatte"], i portatori di labbro-leporino, gli storpi, i polidattili, gli idrocefali, gli idioti, i sordomuti, i rachitici, i cretini fossero soppressi, le Società umane non vi perderebbero nulla; vi sarebbero alcuni infelici di meno: ecco tutto!" (p. 166).
Traduco e non commento a lungo; ma dalla lettura delle pagine del mio illustre amico ed eloquentissimo scrittore, confesso, dopo tutto, che non sento penetrare in me una convinzione sicura, sebbene sia il primo a riconoscere la giustezza, più ancora, la necessità della Dottrina eugenetica: dirò anzi che me ne sento turbato, e quasi disorientato nel mio sentimento di uomo. Ritornerò sull’argomento; qui mi basta rilevare che anche un altro eugenista di valore, il dottor Fritz Lenz, nella bellissima opera da lui redatta insieme ad Erwin Baur e ad Eugenio Fischer sulla Dottrina dell’Eredità nell’uomo e sull’Igiene della razza (1921), si mostra favorevole alla applicazione dell’eutanasia agli idioti ed agli individui gravemente mostruosi, "la cui esistenza, egli dice, per sè sola, specialmente se ne hanno coscienza, è una infelicità continua, dalla nascita alla morte". Secondo lui, più della nostra compassione ["Mitleid"], che ci porta all’inutile allevamento di tante creature sventurate, era morale il costume spartano di eliminare subito alla nascita i fanciulli mostruosi (p. 132).
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