Leopardi era certo un rachitico e ne rimase infelice tutta la vita; ma lo si sarebbe dovuto sopprimere? Il Richet dice che, applicando a rigore il provvedimento selettivo a tutti i deformi, si perderebbero forse degli individui di valore intellettuale, e confessa che "forse qua e là si sarà annientato qualche ragazzo dotato di qualche talento"; ma, soggiunge a proprio conforto, "sarebbe un picciol danno; per la Umanità futura il numero importa poco" (p. 166). Io opino invece che la salvezza di un Byron e di un Leopardi, di un Esopo o di un Eugenio di Savoia (essi pure rachitici e gobbi) e di altri uomini consimili avariati nel corpo, ma eccelsi nell’intelletto, compensa coi prodotti del loro genio la conservazione di qualche centinaio di individui inferiori, che tali sono non per colpa loro, ma quasi sempre per i peccati altrui.
Restano le mostruosità, la polidattilia, il labbro leporino; ma non è detto che tutti i portatori di queste malformazioni siano elementi di scarto sotto l’aspetto mentale. Era polidattilo quel Carlino Grandi della Val d’Arno, uccisore di quattro o cinque bambini, perchè appunto lo dileggiavano per quella e per altre sue deformità, e del quale io, ai primordi della mia carriera di alienista, dimostrai in Assisie di Firenze la imbecillità e il delirio paranoide (1876); ma si conoscono famiglie normali in tutto il resto, dove la pluralità delle dita è innocuamente ereditaria; e d’altra parte, le dita soprannumerarie e il labbro leporino (se non è associato a fessura irrimediabile del palato) sono suscettibili di interventi chirurgici restauratori di sufficienti forme normali.
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