Il Richet, coerente al principio selezionistico, ne propugna lo sterminio assieme a quello dei mostri fisici.
La Scuola Italiana di Antropologia, erroneamente accusata di tenerezze verso il delinquente, domanda invece da molti anni, per tutti coloro che chiama criminali-nati, la segregazione perpetua in Manicomii criminali, giudicandoli affetti da vizio congenito e irrimediabile della personalità morale; oggi, invece, oltre alla pena corporale del sequestro condizionato, una nuovissima Scienza penale propone, e in taluni Paesi dispone, che essi siano esclusi artificialmente, come vedremo, dalla riproduzione della specie; e con ciò arriva allo stesso risultato eugenistico che si propongono tanto i selezionisti rigorosi, quanto i sempre più radi sostenitori della pena di morte, cioè ad impedire la propagazione delle classi dimostratesi inadatte e inadattabili al consorzio civile. Tuttavia i difensori del metodo eliminatorio potrebbero obiettare che nella maggioranza dei casi la prevenzione eugenistica arriverà tardi, quando il criminale ha già goduto e forse abusato della sua libertà di procreare: ed è purtroppo vero; ma sta scritto nel programma dell’Incivilimento che il rispetto della vita sia posto in prima fila nel Decalogo della Morale individuale e sociale.
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Morte... economa!
Si deve dedurre da quanto è detto fin qui che l’idea di legalizzare in certi casi la uccisione selettiva a scopo di miglioramento della specie, non appaia a certi pensatori, nè paradossale in Diritto teorico, nè immorale in pratica.
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