Basti dire che in un mio antico lavoro statistico, basato sulla quota dei riformati nelle leve, e perciò relativo ad una sola classe della popolazione, quella dei giovani maschi di 20 anni, io calcolai la presenza di almeno 72.000 tra idioti, frenastenici, pazzi ed epilettici; ma estendendo la proporzione ai gruppi per età ed ai due sessi, dovetti raddoppiare questa cifra sui 21 milioni di abitanti che costituivano allora la massa sottoposta alla indagine. Oggidì non andrei molto lontano dal vero calcolando per una popolazione di circa 40 milioni una cifra almeno quadruplicata, il che porta a valutare una zavorra sociale più o meno inutilizzabile di persone neuro-psicopatiche di oltre un quarto di milione.
E la spesa per questa zavorra?
Fortissimo è l’onere che grava sulle finanze delle Pubbliche Amministrazioni e delle famiglie per il sostentamento, il ricovero e la sussistenza di tutti i pazzi cronici incurabili, la massima parte dei quali è antisociale sotto qualsiasi aspetto. Ogni anno, coll’aumento delle anormalità e delle malattie congenite ed acquisite, croniche ed inemendabili del sistema nervoso, col crescente disagio che la Società civile avverte dalla loro presenza in mezzo alla popolazione normale, e quindi coll’incremento annuo delle ammissioni e conseguente ingombro dei superstiti ad ogni fin d’anno, la spesa sale a cifre impressionanti. In Italia e nel Belgio le Provincie, in Francia i Dipartimenti, in Inghilterra le Contee, in Germania ed Austria i Distretti, nel Nord-America gli Stati, ovunque insomma gli Enti pubblici si trovano dinanzi alla necessità di fissare nei loro bilanci somme sempre maggiori per l’assistenza e custodia degli idioti e dementi: si arriva così a milioni e milioni, e non si va lungi dal vero supponendo, in via approssimativa, che vi si consumino annualmente gli interessi di molti miliardi.
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