Spesso la malattia, che, come ognun sa, è dovuta alla presenza delle terribili spirochete della sifilide nel cervello, rimane latente per lunghi anni e non si svolge che in seguito alle difficoltà ed alle ansie, ai contrasti ed agli strapazzi; ma, per irrisione della sorte, essa insorge pure in coloro che con lavoro indefesso e con le opere dell’ingegno si erano già assicurato il successo; infierisce anzi fra gli intellettuali, attaccandone le facoltà superiori dello spirito, alterandone le capacità mentali caratteristiche, distruggendo a poco a poco l’intelletto, il talento, il genio. Non di rado questi intellettuali si accorgono della rovina cui vanno incontro, e nella loro desolazione meditano, tentano ed effettuano il suicidio. Morte liberatrice, dunque! Ora, perchè non liberarneli anche a scopo di utilità sociale, quando son diventati dementi?
Ricordando che cervelli di alto valore, ad esempio quelli di uno Schumann, di un Donizetti, di un De Maupassant, di un Farini, di un Nietzsche, furono vittime del tremendo morbo, ci si para innanzi il quesito se non sarebbe stata opera pietosa, "carità suprema", risparmiar loro lo strazio di così ineluttabile naufragio.
Nel bel libro del Bar. Alberto Lumbroso sulla malattia di Guy de Maupassant, son riferiti alcuni preziosi particolari sul tentativo di suicidio, prima mediante un colpo fallito di pistola indi col taglio pur esso inefficace del collo, quando il celebre romanziere, il 1° gennaio 1892, si avvide con terrore che la sua mente si perdeva ormai nelle tenebre della pazzia.
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