Alle Isole Viti l’eccidio dei vecchi viene compiuto con un dato rituale; si scava dapprima una fossa, e poi il figlio vi conduce con cerimonia la vittima e ve la strangola sopra. Fra i Batta di Sumatra il vecchio vien fatto salire su di un albero, i suoi famigliari gli si metton sotto, e cantando in coro che "il frutto è maturo", ne lo fanno precipitare; indi lo accoppano e alla fine lo divorano. Per contro, in alcune tribù di Cafri i vecchi non sono uccisi, ma lasciati morir di fame; ed egualmente, per difetto continuo di viveri, i miserabilissimi Boscimani espongono i loro vecchi parenti nel deserto affinchè vi siano divorati dalle fiere.
Certi popoli dell’Europa primitiva facevano altrettanto; molte tribù Germaniche, al dire dello stesso Grimm, erano in riguardo ai loro vecchi della medesima opinione dei selvaggissimi Figiani. "Presso i Wendi i figli uccidevano i loro vecchi genitori, i membri più anziani della famiglia, e tutti quelli che non eran più atti alla guerra o al lavoro: o li sotterravano vivi, o li facevan cuocere [non si sa se dopo uccisili o ancora in vita!], e poi li mangiavano... Gli Eruli ammazzavano ugualmente i vecchi e gli infermi... E traccie di questa usanza si continuano nella Germania settentrionale sino a tempi assai meno remoti".
Sono pertanto usanze primitive, conservate alla pari di quei miti barbari, osceni e stolidi, che ha messo bene in luce la Scuola antropologica in Mitografia comparata, come si può leggere nelle opere stupende di Frazer e di Lang.
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